È caratterizzato da un approccio nuovo fra le parti e consente di risolvere le vertenze in tempi piùÌ€ celeri rispetto a quelli del tribunale; i vari professionisti che prestano la loro assistenza hanno competenze specifiche e ne condividono le tecniche.
Il metodo collaborativo è collaudato da circa vent'anni in America e in diversi paesi Europei, dove si è profondamente radicato alla luce dei risultati ottenuti in termini di riduzione delle liti familiari.
L'Associazione Sammarinese di Diritto Collaborativo, si pone l'obiettivo di introdurre tale pratica nella realtà sammarinese al fine di contrastare e ridurre la sempre più emergente conflittualità nell'ambito delle separazioni e dei divorzi.
Scegliere la pratica collaborativa, significa avvalersi di professionisti che hanno partecipato a specifici corsi di formazione (avvocati, commercialisti, psicologi e mediatori familiari), che ti aiuteranno a trovare la soluzione migliore, l'accordo più equilibrato,attraverso incontri della coppia con i propri avvocati, per evitare di far intervenire il giudice senza aver prima tentato di trovare una soluzione concordata.
In qualsiasi momento è sempre possibile interrompere il percorso e seguire le vie giudiziarie tradizionali. A tutela della riservatezza delle parti stesse, tutte le informazioni e la documentazione acquisite nell'ambito del percorso collaborativo non potranno essere, in alcun modo, utilizzate in un eventuale successiva sede giudiziaria.
Scelta la via del diritto collaborativo, la coppia e gli avvocati sottoscrivono un vero e proprio contratto in base al quale ognuno si impegna al rispetto delle regole fondanti di tale percorso che sono: riservatezza, trasparenza, lealtà, cooperazione e fiducia.
Si tratta di un percorso individuale e personalizzato che viene costruito "ad hoc" per risolvere le esigenze specifiche della singola coppia.
Qualora la coppia debba risolvere particolari questioni di natura economico - patrimoniali e rapporti relazionali, al tavolo del diritto collaborativo, oltre all'avvocato, potranno partecipare altri professionisti, quali commercialista, psicologo, mediatore familiare, che assumono la qualifica di terzo neutrale e lavorano nell'interesse comune delle parti.
Il percorso collaborativo si svolge in un numero di incontri predeterminato è si concluderà con la sottoscrizione di un accordo, o con la costatazione del suo mancato raggiungimento. In tale ultimo caso le parti potranno adire le ordinarie vie giudiziarie, ma non potranno avvalersi dell'assistenza legale dei medesimi avvocati.
Gli avvocati che aderiscono alla pratica collaborativa, e a ciò specificamente formati, sono portatori di una nuova cultura di risoluzione dei conflitti familiari, nel cui ambito il ruolo dell'avvocato è molto diverso da quello che il professionista svolge tradizionalmente, ma non per questo meno efficace al fine della risoluzione dei conflitti.
L'avvocato, infatti, nell'ambito del procedimento collaborativo, abbandona il classico atteggiamento fazioso e conflittuale, per adottare un diverso approccio basato sulla cooperazione con gli altri professionisti coinvolti, al fine trovare, in un clima di fiducia, lealtà e positività, soluzioni alternative e condivise per la risoluzione della controversia famigliare.
Nell'ambito del procedimento collaborativo l'avvocato:
Gli avvocati nella pratica collaborativa sono vincolati al segreto professionale, sono indipendenti l'uno dall'altro e rappresentano soltanto gli interessi del proprio cliente, ma ogni avvocato coinvolto assume anche l'impegno di ricercare in maniera costruttiva e creativa una equa soluzione a tutti i punti oggetto di discussione, cooperando e lavorando "in team" per il raggiungimento dell'accordo condiviso. In tale prospettiva, l'avvocato dell'altra parte coinvolta nella pratica collaborativa, non viene considerato un avversario, come comunemente avviene, ma come un punto di forza nella ricerca di eque soluzioni per la risoluzione del conflitto famigliare.
L'incarico conferito dalle parti agli avvocati è limitato al raggiungimento dell'accordo di diritto collaborativo, pertanto gli avvocati non potranno in alcun modo, neanche indiretto, assistere gli stessi clienti in un eventuale giudizio successivo, nel caso in cui, per qualsiasi motivo, non si riesca a raggiungere l'accordo. L'impegno degli avvocati di non ricorrere all'autorità giudiziaria per tutta la durata del percorso collaborativo, garantisce alle parti coinvolte la possibilità di concentrarsi sulla ricerca dell'accordo collaborativo, senza pressioni o condizionamenti. L'intervento del Giudice sarà solo finalizzato ad omologare gli accordi assunti a seguito del percorso di diritto collaborativo.
Nel percorso di diritto collaborativo, non è ammesso nella comunicazione tra le parti, tra gli avvocati e tra questi ed i clienti, l'utilizzo di linguaggio caustico, di termini denigratori o accusatori, in quanto inutili per appianare le divergenze, ma al contrario le parti si impegnano ad agire con modi cortesi e collaborativi.
Gli avvocati possono praticare il diritto collaborativo solo a seguito di una specifica formazione nella pratica collaborativa ed all'iscrizione all'Associazione Sammarinese di Diritto Collaborativo.